Non piangono mai i bambini di Mahasoa a che servirebbe? Chi li consolerebbe? Si aiutano l’un l’altro, si sentono una famiglia. Cantano sempre i bambini di Mahasoa e ballano, alcuni come giocolieri in equilibrio sulle mani se i loro piedini torti non li sostengono a dovere. Ti guardano coi loro occhi immensi e ti abbracciano. E ti stringono così forte che ti tolgono il respiro. Succhiano con forza il dolce della vita, quella vita che secondo noi ha dato loro così poco. Ti chiamano Vasaha, non importa quante volte ripeti il tuo nome. Ricordo tutti i vostri volti, bambini di Mahasoa, maestri di vita. Ricordo il tuo abbraccio avvinghiante Sandrina, ti chiamavo “la mia edera”. Non importa se tu non ricordi il mio nome. Resterò una dei tanti vasaha che ha portato, spero, un po’ di dolce nella tua vita. Certamente nel mio cuore resterà il tuo sorriso e il calore del tuo abbraccio. Grazie per quello che mi avete insegnato, bambini di Mahasoa.